In Italia, negli anni 70, ci furono alcuni costruttori di alta fedeltà che produssero amplificatori originali e di ottima qualità. I più famosi furono Galactron, Steg, Revac e Hirtel, ed è proprio della Hirtel, azienda torinese che iniziò a produrre apparati di alta fedeltà già all’inizio degli anni 60, che mi occupo in questo articolo.
L’amplificatore Hirtel 4040A, oggetto di questa prova, fa parte di una linea di elettroniche prodotte a meta degli anni 70. Il 2020A che come si deduce dal nome era da 20W per canale, il 4040A oggetto di questo articolo da 40W, il 6060A da 60W e il 250A da 100w per canale.
Informazioni più dettagliate su Hirtel si possono trovare sull’interessante sito www.hirtel.it, una sorta di museo virtuale che ripercorre le vicende di questa azienda, oltre a fornire tante interessanti informazioni su quella che è stata l’intera produzione di questo storico marchio.
L’amplificatore che arriva in laboratorio esteticamente è in buone condizioni, ma internamente è un pò un disastro, ha bisogno di essere rinnovato quasi completamente. Lo stampato del circuito di alimentazione è diverso da quello generalmente utilizzato per questo modello, è marcato Hirtel 250A e ha spazio per 4 condensatori. I condensatori originali sono stati sostituiti successivamente da due condensatori di pessima qualità.
Una delle due schede degli stadi finali sembra sia stata sostituita in un secondo tempo, i transistors finali sono sempre i 2N3055 della Motorola però le resistenze di emettitore sono da 0,33 ohm invece que 0,39 ohm. Ben realizzato e ordinato il cablaggio dei fili.
Il circuito dello stadio phono è realizzato con due transistor per canale ed è montato in un circuito stampato a parte, a ridosso degli ingressi.
Singolare il sistema di protezione affidato oltre che a due fusibili, a quelle che a prima vista possono sembrare due lampadine, in realtà non lo sono, all’interno del vetro ci sono due contatti normalmente chiusi che si aprono, interrompendo il segnale in uscita, quando la corrente che li attraversa supera i 4 ampere. Il contatto viene ristabilito rapidamente come la corrente scende al di sotto di questo valore.
Una etichetta incollata all’interno dell’amplificatore indica che la data di produzione è quella dell’8 marzo 1977.
Il restauro
I primi componenti a venire sostituiti sono tutti i condensatori elettrolitici dello stadio preamplificatore e della scheda phono, gli originali dopo 44 anni erano veramente in cattive condizioni, viene anche ripulita accuratamente la scheda dell’alimentatore ed eliminati i due vecchi elettrolitici.
È poi la volta delle schede degli stadi finali, vengono ripulite, e cambiati i vecchi condensatori elettrolitici per nuovi componenti di ottima qualità. Vengono cambiate anche tutte le resistenze di emettitore con resistenze a film metallico da 0,39 ohm 3w.
È quindi la volta della sezione di alimentazione che ora utilizza 4 condensadori della Nichicon da 4700µF ciascuno. Ben fatto e soprattutto ben dimensionato il trasformatore di alimentazione.
La separazione pre e finale è realizzata attraverso un connettore din a 5 poli, uno spinotto serve a tenere unite le relative entrate ed uscite. Nel nostro caso il connettore din è difettoso e ha bisogno di essere cambiato, infatti la sporgenza dello spinotto lo rende facilmente soggetto a colpi che possono compromettere, come è successo in questo caso, il connettore DIN.
Ci sono varie cose singolari in questo amplificatore. Una di queste, comunque già vista in altri amplificatori di quegli anni, è che le levette degli interruttori si azionano in maniera contraria a come siamo abituati, spostando la leva verso il basso e non verso l’alto.
L’Hirtel 4040A mette a disposizione numerosi controlli. Il selettore degli ingressi, che in questo caso si chiama “Program”, permette selezionare gli ingressi Phono, Tuner, Tape e Aux, sul retro dell’ampli però gli ingressi Aux sono due e sono collegati in parallelo.
Ci sono poi ovviamente il volume, il bilanciamento, una serie di filtri, i toni, che agiscono separatamente per i due canali e, li ho lasciati appositamente per ultimo, due controlli, uno si chiama “Ambience Compensator” che funziona come un controllo di “presenza” aumentando le frequenze medie e alte, l’altro “Physiological Compensator”, è una specie di loudness variabile, ruotandolo un senso antiorario diminuisce il livello sonoro e contemporaneamente esalta le frequenze basse e alte, è un controllo molto simile al loudness variabile utilizzato dalla Yamaha su alcuni suoi amplificatori.
Dopo un accurato controllo e pulizia di tutti gli interruttori e potenziometri e verificato che tutto è in ordine accendiamo l’amplificatore e comproviamo che funziona correttamente. Lo lasciamo scaldare un poco e dopo aver regoilato la corrente di riposo passiamo alle misure.
Hirtel 4040A: le misure
La potenza misurata al clipping con entrambi i canali funzionanti è stata di 47 Wrms su 8 ohm e 43Wrms su 4 ohm. Durante il test il circuito di protezione non è mai entrato in funzione, è stata quindi realizzata anche una misura della potenza su 2 ohm, e in questo caso, quando l’amplificatore stava erogando circa 8Volts su 2 ohm, equivalenti a 32 Wrms, il circuito di protezione si è attivato, confermando che si attiva per correnti superiori a 4 ampere (8V/2ohm=4A).
La risposta in frequenza misurata va da 15 a 20kHz a -1dB, mentre la distorsione armonica totale a 1kHz e 10Wrms è di circa 0,05% . All’ascolto l’Hirtel4040A ha gradatamente sorpreso per la pulizia e la dinamica confermando che alla base di questa serie di amplificatori Hirtel c’è un progetto ben realizzato. Nei grafici che seguono ho inserito anche quelli dei due controlli “ambience” e “physiological compensator”.
Buon giorno, ho letto con molto interesse quanto scritto sul Hirtel. Mi hanno regalato un 2020a il più piccolo sospetto a quello dell articolo. Sto cercando uno schema. Vorrei regolargli il bias, la scheda finale è molto simile a quella vista nelle sue foto, può suggerirmi come fare.
Grazie i
Buongiorno Giovanni, mi fa piacere sapere che hai trovato interessante l’articolo sull’Hirtel 4040A, il 2020A é praticamente identico, cambia solo la potenza di uscita, 20w per canale invece che 40. Lo schema elettrico completo é praticamente introvabile, ad ogni modo durante il restauro ho disegnato quello dello stadio finale, l’ho appena pubblicato e lo puoi trovare in questo stesso articolo. La corrente di riposo ottimale é di circa 25mA, va regolata per ciascun canale con il rispettivo trimmer in modo di avere su una delle due resistenze da 0,39 ohm una tensione di circa 10 mV. Al finale dell’articolo puoi trovare anche un link per scaricare il manuale d’uso della point three series. Spero di esserti stato di aiuto, saluti!